Il presidente della Fortitudo Pallacanestro 103- Stefano Tedeschi – ha presentato il ritorno di Attilio Caja sulla panchina Fortitudo:
“Siamo qua perché ripartiamo con Attilio. Prima, vorrei ringraziare Devis Cagnardi, una bella persona che ha fatto in questi mesi l’allenatore, persona seria e per bene. Poi purtroppo nello sport a volte i risultati non arrivano ed è lui che paga, ma volevo sottilineare che c’è sempre stato tra noi un buon rapporto. Su Caja, sono uscite cose su cui non sono d’accordo: c’erano stati problemi che avevano portato all’interruzione del rapporto, con i soci si decise la risoluzione e il contenzioso. Ma c’era dispiacere visto il rapporto che avevo con lui. Poi il campionato è iniziato, con tanti infortuni per cui speriamo di aver già dato per i prossimi anni, e vorrei essere chiaro anche qui: ho apprezzato i tanti ringraziamenti ma ci sono responsabilità che vanno prese, non ho fatto dimissioni con l’elastico. Nel frattempo mi è arrivata la telefonata del procuratore Federico Paci per cui si garantiva che Attilio sarebbe tornato volentieri a Bologna, ed era disponibile a chiarire la situazione. E vista la frequentazione avuta per tanti anni, sono dell’idea che solo gli stupidi o i morti non cambiano opinione: lui non si discute, di allenatori come lui ce ne sono pochi, quindi non è che io abbia dovuto cambiare idea, c’è stato un chiarimento e abbiamo trovato l’accordo per ripartire per questa e per la prossima stagione, con l’entusiasmo per poter andare avanti. Lo confermo, l’unica cosa che conta è il bene di questa società, senza egoismi: questo il motivo del mio passo, poi i soci hanno fatto il loro incontro, hanno parlato e li ringrazio di aver voluto continuare con la mia persona. Ora Attilio, che conosce l’ambiente e il 60% dei giocatori sia dell’anno scorso che i nuovi arrivi, magari conosce meno Menalo che ha 20 anni, e sono straconvinto, con l’augurio che la malasorte si fermi e rientrino almeno Aradori e Cusin (in bocca al lupo a Sabatini che domani si opera e ha la stagione compromessa), che ci sia la possibilità di recuperare. C’è ancora un mondo davanti, e con Attilio la piena volontà di continuare: abbiamo un pubblico di sostenitori che merita questo impegno, perché di tifosi come questi altrove non ci sono. Roba da ridere, attorno, anche dove magari ce ne possono essere quantitativamente di più, e meritano l’impegno. Anche sbagliando, ricordando che il nostro riferimento non è la squadra ma i tifosi: io a Cantù ho visto che qualcosa non andava e ho fatto quello che ho fatto, ma ora siamo qua per dare sempre il meglio e Caja è la persona giusta per prendere in mano questo ambiente. Piedi per terra, non è che domenica già vinceremo di 20: ho poi parlato con i ragazzi, è un gruppo serio e questo non è sempre facile.
Davanti ai risultati qualcuno deve rispondere. Nessuno pensava di essere in questa situazione dopo avere giocato una finale, qualcosa avremo pure sbagliato e se le cose vanno bene siamo bravi, altrimenti era giusto dare un segnale. Ora andiamo avanti, pronti ad accettare qualsiasi situazione che ci aiuti a migliorare: abbiamo un tifo organizzato che fa cose meravigliose, pensiamo all’aiuto durante l’alluvione e l’ambulanza, magari sono andati lunghi a cantare durante l’inno nazionale. E quando ho sentito la telefonata che mi confermava che per Attilio noi eravamo la prima scelta, siamo andati avanti.
Quando ho ricevuto dai soci una risposta inequivocabile, ovvero che dovevo tornare sui miei passi. Poi le voci girano, i risultati della squadra erano chiari, e così come era evidente che dopo la sconfitta di Napoli ci fosse anche quella opzione. Quando le cose non vanno bene non si può cambiare tutto, e io ho ricevuto una telefonata del procuratore Paci che mi chiedeva se lo avessi voluto chiamare. L’ho chiamato, ci siamo trovati a metà strada (all’Outlet di Fidenza) perché non potevamo farlo in un bar a Bologna, abbiamo capito di aver esagerato e che i danni andavano risolti. Non pensiamo più a cosa è successo, certe cose possono capitare. Io seguirò di più rispetto a prima il rapporto con la squadra, assieme a Basciano, motivo che forse l’anno scorso aveva portato Attilio a certi ragionamenti. Ognuno può aver avuto la sua colpa, bastava incontrarsi e chiarirsi, con il procuratore abbiamo trovato l’accordo in tempi ristrettissimi perché dovevamo ripartire subito. E sono molto soddisfatto. Sarò io a seguire maggiormente la squadra ma non per problemi con altri, quanto piuttosto per avere un rapporto più stretto con Attilio e per parlare direttamente in caso di problematiche. Pare ci siano chissà quali congetture, ma la società è un’azienda, ci sono aspetti delegabili e altri che devono essere seguiti direttamente. Il vicepresidente per norma sostituisce il presidente quando è impossibilitato, rimane cordialità anche se qualcuno scrive cose diverse, e non c’è altro. Tocco ferro, certe cose stanno migliorando, e spero di avere la possibilità fisica di stare più vicino alla squadra senza altre dietrologie. Teo è una risorsa per la Fortitudo, e la volontà comune deve essere il bene di questa realtà senza pensare ad altro. L’obiettivo rimane fare meglio dell’anno scorso, e non parlo di arrivare a gara 5 perché sappiamo che l’anno scorso i vincitori morali siamo stati noi. Abbiamo soci che vogliono andare avanti, non abbiamo nessun arretrato, e ci sono consulenti che mi hanno detto che siamo l’unica realtà che paga addirittura in anticipo. Se c’è qualcuno che vuole andare in Eurolega come altri dicono di voler fare ben venga, ma intanto andiamo avanti senza aspettare nessuno. Siamo solidi e contenti, e facciamo basket, dove conta vincere”.
A seguire, ecco le parole di coach Attilio Caja:
“Intanto un pensiero a Devis Cagnardi, che mi ha mandato un messaggio di benvenuto: la sua è stata una situazione sfortunata, come diceva Boskov gli allenatori si dividono in due categoria, quelli esonerati e quelli che lo saranno. Anche a me è successo in passato e sono ancora qua, e chi è giovane avrà ancora tante occasioni. Confermo le cose dette dal presidente riguardo il modo in cui è stata vissuta questa situazione, ringrazio i soci per avermi richiamato e pensato di nuovo a me. Quando ci siamo ritrovati ho pensato a tutto il contorno, ai tifosi che con me sono stati sempre super, e per me era impossibile dire di no. Eccomi qua di nuovo. Faccio mia la frase di Enzo Tortora, ‘dove eravamo rimasti’, è quello che ho detto alla squadra: sono forti, dobbiamo lavorare partita per partita e cercare di tornare nella posizione in cui eravamo. Spero ci si possa arrivare quest’anno, eravamo rimasti ad una finale vinta meritatamente da Trapani, ma dico che avremmo meritato di giocarcela al completo. L’anno scorso avevamo lavorato forte per arrivarci, ora partiamo da un po’ più indietro ma sappiamo quanto è bello arrivare a giocarcela. Alla squadra ho detto che il mio arrivo non è la medicina, dato che sono poi i giocatori ad andare in campo: io cerco di dare aiuto, metterci le mie conoscenze, ma è l’impegno e il modo di allenarsi dei ragazzi che porta a vincere le partite. C’è bisogno di loro, e li ho già trovati molto disponibili, con Aradori ho detto che io do tante regole e sistemi, ma più che al 18 di agosto mi sembra di essere già a fine di settembre, quindi a buon punto. Siamo al 50%, serve un altro 50% per crescere e migliorare, e da questo dipenderanno i risultati. Poi se sapessi dove arriveremo farei un altro lavoro e farei più soldi, ma ho grande fiducia. La società ha detto di essere a disposizione, nella vita tutto è migliorabile, i giocatori sono disponibili e io sono pronto a farmi il mazzo, come sempre ho fatto in carriera senza risparmiarmi mai. E davanti a questi tifosi abbiamo tutte le condizioni per fare bene, serve solo un briciolo di fortuna: non voglio pensare troppo avanti, ma se saremo di nuovo sfigati in finale quest’anno e pure il prossimo allora sarà giusto che io me ne vada.
Non ho posto alcuna condizione. Ci sono stati errori, anche miei, magari involontari ma comunque sempre errori, e anche le cose semplici a volte possono diventare slavine. Ma anche ripartire è stato semplice, non ho messo condizioni ma è stato come tornare al luglio 2023. Solo che quella volta c’era da fare tutto, qui una ossatura di squadra c’è e mi piace: alcuni c’erano già l’anno scorso, altri li conosco, e non c’è stato nulla di insormontabile perché le cose leggeri sono cose da mettere a posto. Avevo dei mal di pancia, ma sono influenze facili da curare senza andare a tranciare.
Non ci crederà nessuno, ma io non ho visto nessuna partita di quest’anno della Fortitudo. Sono mentalmente libero, non mi piace andare a vedere il passato perché io scrivo un libro nuovo, non mi metto a fare correzioni: fosse stato a febbraio-marzo sarebbe stata un’altra cosa, perché ci sarebbe stato meno tempo. Ma abbiamo ancora tempo per scrivere un nuovo tema. Il primo posto è lontano, ma pensiamo che l’anno scorso c’erano comunque i playoff.
Anche un altro dirigente che mi aveva già conosciuto mi voleva riprendere. Fa piacere: io sono come sono, conosco i miei errori, e da allenatore devo rispondere con i risultati senza dover essere simpatico o fare il piacione o cercare voti. Sei sempre al limite, ti prendi simpatie o antipatie e non penso a quel che dice la gente. Sarei stato felice, l’anno scorso, se avessi portato la squadra in A1 e ora ci riproverò a modo mio. Chi la prende bene, chi la prende male, ma gli allenatori non vengono giudicati per la simpatia quanto piuttosto per i risultati.
La storia cestistica di Kenny Gabriel parla per lui, nessuno ti regala niente e se giochi te lo sei meritato. E non lo disimpari: con il tempo puoi cambiare la tua velocità, ma lui rimane un giocatore molto importante, con responsabilità assolute e sono molto contento che ci sia. Ho visto come si applica, bisogna fargli richieste precise ma è un ragazzo molto intelligente. E quando uno è intelligente sa quello che può fare e chi ha davanti”.
Foto Valentino Orsini e Mauro Donati